PROGETTO IN SVILUPPO
Le luci al neon della città di Tokyo illuminano il volto di Martina, 32 anni, seduta sul ciglio del letto di una camera di albergo.
Fissa la protesi della sua gamba appoggiata al muro davanti ai suoi occhi. Quella per Martina non è una notte qualunque, è la notte prima della gara dei 100 metri delle Paralimpiadi.
E nemmeno lei è una ragazza qualunque. La vita le ha tolto moltissimo. Metà della gamba sinistra, per la precisione ma mai il sorriso. Una vita nello sport. Corsa a ostacoli, salto in lungo, staffetta, pallavolo.
Poi, una notte, un pirata della strada le ha tranciato la strada dei sogni. Dopo quella notte il sorriso è stato difficile da mantenere ma la velocità le è sempre piaciuta, anche quella che serve per superarei limiti che la vita ti impone. Nelle stanze affianco altre due ragazze guardano le proprie protesi, la mente affollata di pensieri, con l’adrenalina alle stelle.
Sono Ambra, 19 anni e Monica, 40. È grazie a Martina, al suo esempio di forza e tenacia, che Ambra ha trovato l’ispirazione per non abbandonare la corsa dopo quel tragico giorno quando, tornando dagli allenamenti, un’auto, proveniente dal senso opposto di marcia, la travolge costringendola all’amputazione fino il ginocchio.
Ed è sempre grazie a Martina che Monica ha deciso che lo sport sarebbe stato parte fondamentale della propria vita.
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Dopo aver perso una gamba in un attentato in Afghanistan, mentre è sul letto dell’ospedale, ricorrono le Paralimpiadi di Londra e guardando gareggiare Martina sui 100m promette a se stessa che un giorno la batterà. Domani gareggeranno una contro l’altra consapevoli di aver vinto già molte medaglie, quelle “invisibili”, quelle che ottieni dopo che la vita ti mette di fronte a degli ostacoli apparentemente insormontabili ma che poi si rivelano, magicamente, una svolta. I volti delle ragazze questa volta sono illuminate da una luce più calda, è l’alba a Tokyo. Tutte e tre sono svegliate dallo stesso pensiero: “stasera vinco”. Le ore che le dividono dallo sparo d’inizio sono ancora molte.
Sembrano infinite. Nonostante la rivalità che le tiene in scacco per quella giornata le ragazze sono consapevoli delle vittorie che ciascuna ha già ottenuto ma soprattutto di quanto bene si sono date a vicenda inconsapevolmente, grazie agli incidenti che hanno segnato la vita di ognuna di loro. Perché è grazie a quelli che si sono conosciute e hanno trovato il loro scopo, costruendosi una vita migliore della precedente. Ma ora è tempo di correre. Correre più veloce della paura di non farcela, buttando il cuore oltre l’ostacolo, contro tutto e tutte.
Di mettere al proprio servizio quella vitalità grazie alla quale sono lì, veloci come il vento. Sono frazioni di secondi, il tempo di chiudere gli occhi e riaprirli.14”11 per Ambra, che si ritrova sul gradino più alto del podio, realizzando il record del mondo.
La più piccola ma quella che non ha mai smesso di credere nell’atletica.14”46 sono i secondi di Martina che va ad affiancare Ambra, tenendo stretta al petto la sua medaglia d’argento e 14”73 il tempo per Monica, che ha quasi mantenuto la promessa di battere Martina. Ora le sta a fianco, al terzo gradino. È di nuovo notte, a Tokyo. È anche questa non è una notte qualunque. È la notte delle migliori del mondo.
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