In uno scantinato/discarica/sottoscala, mai finito e mai decorato, dove si nascondono istinti e rifiuti, tra le ceneri della miseria proliferano e lottano per la sopravvivenza i personaggi di questo nuovo adattamento di Miseria e nobiltà che Luciano Melchionna presenta in prima nazionale al Teatro Eliseo, firmando l’adattamento drammaturgico con Lello Arena. Personaggi, quelli di Scarpetta che, nella rivisitazione di Melchionna, trascinano i propri corpi come fantasmi affamati di cibo e di vita, in bilico tra la miseria del presente e la nobiltà della tradizione, intesa come monito di qualità e giusto equilibrio.
‘Ombre si dice siano, queste maschere, ombre potenti’, si legge nelle note di regia. E le ombre trovano di nuovo i loro corpi avanzando lentamente quasi a riempire gli spazi bidimensionali di una proiezione del passato, un filmino in bianco e nero, fino a strappare la tela dello schermo gigante e ridare consistenza e spessore umano ai personaggi e alle cose. Tutto intorno restano i brandelli della ‘tradizione’ che ha forgiato il presente e che torna come un monito di qualità e passione. I personaggi sono già tutti presenti, come spettri miserabili, statue classiche fatiscenti, armature o sarcofagi nei quali hanno proliferato come parassiti i ricchi, sempre più ricchi ma sempre più inconsistenti.
Si colora dunque di sfumature dark e atmosfere inattese la celebre commedia di Edoardo Scarpetta. Lello Arena giunge perfetto erede di quella maschera tra le maschere che appartenne a Eduardo e ai suoi epigoni. Ancora oggi, tra commedia dell’arte e tragicomica attualità, i personaggi di Scarpetta, privi di approfondimento psicologico, vivono e scatenano il buonumore e le mille possibili riflessioni che l’affresco satirico di un’intera umanità può suggerire.
Miseria e nobiltà. Miseria o nobiltà? Una cosa è certa – prosegue il regista – l’una non esisterebbe senza l’altra, così come il palazzo signorile, affrescato e assolato, non starebbe in piedi senza le sue fondamenta buie, umide e scrostate. Un perfetto ecosistema: senza un solo elemento, crolla l’intera ‘architettura’. Un’opera comica, dunque, per anime compatibili con la risata, in attesa del miracolo. ‘E cos’è il teatro se non il luogo dove il miracolo può manifestarsi?’ In un pianeta dove i ricchi sono sempre più ricchi, grazie ai poveri che sono sempre più poveri, non ci resta che… ridere.
Tutto vive di nuovo, tutti ci sciogliamo in mille risate, il miracolo accade ancora una volta, e chissà che il sogno presto diventi realtà. Intanto, signore e signori, godiamoci le gesta goffe ed esilaranti di chi inciampa tra ‘miseria e … miseria’!
ideazione scenica Luciano Melchionna
scene Roberto Crea
costumi Milla
musiche Stag
assistente alla regia Ciro Pauciullo